CONFESSO CHE HO PENSATO
Sulla mia testa turrita,
grava il peso continuo
delle domande fonde.
A cui fa fronte,
la leggerezza salata
delle risposte tonde.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Sulla mia testa turrita,
grava il peso continuo
delle domande fonde.
A cui fa fronte,
la leggerezza salata
delle risposte tonde.
Solo per un momento
esco,
dal cerchio semiaperto
di un mistero.
Per ritrovarmi presto
dentro la vastità di una cucina
moscovita.
Nevicherà tra poco
sopra il camino spento.
Umidità del legno
che sale lungo le pareti
spoglie.
Dai vetri sporchi
ghiacciati per metà ,
passa un lamento.
Passa una foto ingiallita
senza tempo,
dove sorride mestamente
una famiglia unita.
Forse parlano tra di loro,
non si sa…
ma senza voce.
Per non toccare con mano
quel che è stato,
la realtà vissuta…
L’artiglio atroce del passato.ÂÂ
L’impulso
è un arco di fuoco,
una saetta incontenibile
che sfugge
alla mobilità della ragione.
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Sempre di più
la notte e il giorno,
l’età geometrica del sogno
mi fanno compagnia.
In un crescendo di certezze,
intuitive,
mentre dall’alto vedo
ruotar la terra,
con distacco volitivo.
Tra me e il mare,
l’abbraccio liquido del sale.
La Vita
come una sorpresa,
che mi colora le labbra
come il sangue.
La Notte
l’insonnia chiara delle barche
distese mollemente sulle spume.
Il Vento che trasporta
come un manto
il conto alla rovescia
delle stelle
per arrivare prima all’orizzonte,
che s’avvicina sempre
e non finisce mai…
Io so di portare
una palma di fuoco
che non spegnerò mai.
Io so della cenere
vostra,
e piango sul legno.
Io
con la mia allegria
cercavo di spazzare
le folli strade del mondo,
e gli uomini
come carte annerite
si sollevavano contro.
Se noi
potessimo spiegarci
l’attimo
in cui è costante
l’amore,
non dormiremmo
increduli.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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