STRATEGIA DEL VIVERE
Mi sia risparmiato
il merito
di una qualsiasi sorte,
poichè ad occhi chiusi
(scegliendomi la sorte)
ora distinguo bene
il giorno dalla notte.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Mi sia risparmiato
il merito
di una qualsiasi sorte,
poichè ad occhi chiusi
(scegliendomi la sorte)
ora distinguo bene
il giorno dalla notte.
La qualità del vero
(che pure esiste)
per voi terreni
è una stagione morta.
Spesso l’uomo mente
a se stesso
per un groviglio di
sintetiche illusioni.
Per concessione
propria…
quando l’idea
brilla
sorride perchè è
nuova.
Bruno Tesor
è un mito
a cui hanno tagliato
(per beneficenza)
il ciuffo masculo
dell’Intellighenzia.
Purtroppo
credo negli uomini q. b.
e basta!
Il resto
sono domande scomode
che faccio alla bontà di Dio,
che si premura di non rispondermi
perchè lo devo capire io.
Che io sia fiore
terra riarsa
tetto rovente
febbre d’amore
ansia di labbra
il calore della sete
mi lega indissolubilmente
al candore dell’acqua.
Con te,
(se mai ce n’è bisogno)
sempre ricaricabile all’istante
in senso orario,
anche se fuori orario…
pure col fuso orario
poichè se uno in quel momento
dorme e sogna altrove,
l’altro che forse è desto
ascolta il cuore che fa da
registratore…
Da soli,
riuscire a costruire
una giornata piena
(senza interventi al nero)
è l’opera serena d’ogni
individuo creativo,
da rivedere il giorno dopo
nello specchio…
Una risata estiva
quando ti ho raccontato
di quella trattoria romana,
del merlo (quasi pazzo)
posto sopra l’ingresso
mezzonascosto tra il fogliame,
con quel caldo…
Che quando passavamo
ridendo e chiaccherando
sia all’entrata che all’uscita
del locale,
faceva capolino dalla gabbia
e andava ripetendo allucinato,
hai pagato? hai pagato? hai pagato?
Sai,virtù della risata estiva,
mi sono proprio divertita.
Affidarsi…
quale sollievo!
Quale pensiero
astratto,
figlio del mio
pensiero
che la ragione buca.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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