PULSIONI
La morte
chiede la vita.
La vita
tiene lontana la morte.
In questo abbraccio forte,
noi siamo due pulsioni
indivisibili.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
La morte
chiede la vita.
La vita
tiene lontana la morte.
In questo abbraccio forte,
noi siamo due pulsioni
indivisibili.
Parlami
come si parlano le api,
dentro l’oro feroce del sole,
attraverso le intricate stazioni
dell’aria.
La conquista primaria…
il dominio assoluto del miele.
Sulla chiusura ermetica
d’ogni cattiva coscienza,
solo la mia memoria,
passa, legge, sigilla e
incendia…
Andando su e giù
per lo Stivale…
Tutte le “posizioni estreme”
hanno la solidarietà del vizio
che le fa gemere…
In un crescendo di follia
nascosta,
sotto il tappeto
di una normalità corrotta.
Con gli occhi rosa,
di rosa,
guardi l’iridescenza dell’aria,
che nel frattempo
s’è fatta tutta rosa.
L’aria respira te,
per farsi poi respirare
da ogni rosa.
Tu,
sfaccettatura ambigua
di uno specchio rotto.
Inaffidabile.
Sciocca risorsa inutile…
Col tempo,
rimpiangerai il mio sale.
Lo spazio più grande
che c’è concesso,
appartiene alla nostra Anima.
Sta a noi,
al nostro Soffio…
dilatarlo all’infinito.
Le lampade di sera
dentro il bosco
ci svelano la notte.
Dolci segreti blu
cantati dagli uccelli
che nel velluto caldo
rintanano le ali.
E le cortecce degli alberi
più alti,surreali,
si scambiano carezze.
Piccole pepite d’oro
palpitanti
appese ai rami.
E in terra i fili d’erba
brillanti di rugiada,
lacrime verdi trasparenti
che lasciano vedere
il tenero bocciolo
di un fiore appena nato
che inizia a sbadigliare.
Ma dove pensi che vada,
una Viola, la sera,
quando si sente abbandonata.
Se non cercando
la tenerezza estrema
di colui che l’ha pensata…
Nei passi suoi lasciati
in pieno sole,
che lì sono passati
appena sollevati…
L’impronta dei suoi piedi
di Viole.
Si sono alzate in piedi
minacciose
tutte le ore fresche
del mattino,
gridando al sonno assassino,
di non sprecare la risorsa…
del tempo lungo o breve
che ci tocca.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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