ROVISTANDO
In ogni mia borsa,
puoi trovare una penna
nascosta.
Per fermare l’idea che s’affaccia…
che mi allaccia,
per scappare di corsa.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
In ogni mia borsa,
puoi trovare una penna
nascosta.
Per fermare l’idea che s’affaccia…
che mi allaccia,
per scappare di corsa.
Esco dal sonno,
pronta alle note introduttive
del giorno.
Voglio stancarmi,
voglio scalare le misteriose
energie,
le calorie… che sento in corso,
in una competizione armoniosa
di piccoli imbrogli solari.
Già questo intenso fiore giallo
che fiammeggia sopra il cielo
e che si muove appena,
è una caligine di fuoco
sopra il cuore.
Un crocevia isolato
un danno che è passato
senza lasciare traccia,
per chi non ha guardato…
Un assassino che è scappato,
come s’addice a un giallo.
… Poi alla fine mi addormento,
con un cuore nuovo.
Predisposto (dentro il sonno)
all’abbandono.
Nei giorni bui dell’incostanza…
prendo il mio volto
tra le mani,
per ritrovare nel confronto,
l’altra mia vera faccia.
Niente in programma,
da ricordare…
Ma uno sfondo profondo
infinitamente bianco
che si muove lentamente
e che mi riproduce, mio malgrado.
Che fai? Lo so che sei lì, che mi aspetti…
ma è presto, ripassa più tardi.
Gia sento il respiro tuo freddo
che gela il mio sangue di vita.
Sei nera e smagrita,sei cupa e profonda,
per bocca hai una buca, una fossa infinita.
E’ tanto che chiami, ma io non rispondo,
mi offri il riposo, io voglio la vita.
Mi vuoi alla finestra, mi attendi da basso,
mi chiami pian piano, io grido alla vita.
Le braccia son lunghe, sottili, nervose,
mi vogliono in fretta, oh morte veloce!
Tu ghigni felice e aspetti paziente…
ti senti sovrana, ti senti potente.
Non prendermi ancora, ti chiedo implorante,
ho tanto da fare, ho troppo da amare.
Lottiamo se vuoi, non vedi? Son viva.
Io parlo, e tu no, tu non hai vita.
io rido, io grido, io scrivo! Io piango.
E sento il sapore del sale.
Il sangue s’è fatto più rosso,
il cuore mi batte vitale…
Il pugno è una morsa di ferro,
ti guardo, ti sfido, ti piego, la nostra
è una lotta mortale!
Tu fuggi lontana, sconfitta, ma presto
sarai di ritorno.
La fronte è imperlata di ghiaccio sudore,
son stanca, sfinita, di lotta cruenta.
Abbraccio i miei figli, ma loro non sanno,
e tu sei lontano in questo mio affanno.
Non prego, non credo, ho troppo sofferto…
Aspetto qualcosa… che ancora non vedo.
Per questo ho lottato, per questo io spero.
Tutte le mie fragilità ,
racchiuse nel sospiro
di un fiore di Murano,
guardano con sorpresa
l’altro mio fiore…
Quello forgiato dal gelo
del dolore,
che poi diventa Amore
dentro la pancia ardente
del Vulcano.
Nel manto della Madonna Blu
brilla una stella.
E’ il senso positivo
di un pensiero distaccato
che è volato
dalle macerie della Terra.
Dalla luce chiara che emana,
s’intuisce,
che la Botteghina del Cuore
è di nuovo aperta…
Entrano silenziosi gli avventori
infreddoliti,
per comperare sottobanco
i sentimenti ardenti da
portare a casa tra le braccia
di chi aspetta,
questo dono misterioso.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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