NOSTRA SOSTANZA
Fatalmente
Arbitrariamente
Tragicamente
Idealmente
Inutilmente
Niente si sparge
e grida
più del sangue.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Fatalmente
Arbitrariamente
Tragicamente
Idealmente
Inutilmente
Niente si sparge
e grida
più del sangue.
Tu non prevedi mai,
intuisci…
quell’attimo segreto
che poi s’avvera.
Da un sopraggiunto ricordo
mi sale al cuore
un’ immagine cattiva
che mi sta a guardare…
ancora più cattiva
se vuole stazionare
nel suo passaggio atomico
di rabbia,
spingendo i sentimenti
alla deriva
che trovano un riparo
temporaneo
sotto un bottone lucido
di sole.
Da una terrazza rosa
vedo ondeggiare
(come un fiore alato)
la mia malinconia,
che niente rimpiange
del passato,
poichè quello che ho
dato
è tutta produzione mia.
Se tanto ti dà tanto
se ancora l’entusiasmo
ti saltella attorno
ricorda il girasole
che tramontato il sole
gira la testa altrove…
dove lo attende la sua
ombra.
Come una spugna
immersa in uno
stagno
assorbo e somatizzo
il mondo intero.
Poi valutando
l’inutile soccorso
mi nascondo
e vendo sottobanco
ogni dolore…
al prezzo convenuto
di mercatonero
Guardo sorpresa
il frutto più alto
dell’albero.
Vorrei le ali
per essere con lui
una cosa sola.
Esce come una
spada
il desiderio scintillante
di cui sono
serva-padrona.
Entro diretta
nel morso dolce
della pesca
che tiene dentro
(per difesa)
un cuore tenero di
legno.
Lo sapevate che
il leone
a differenza dell’uomo,
che gli somiglia molto
(per le sue arie da
padrone)
sua maestà leone,
in fondo è uno scroccone.
Riposa quasi sempre
servito e riverito
dalla moglie,
che gli procura il cibo
a pranzo e a cena.
Lui non lavora mai,
327 rapporti sessuali
in una settimana
mentre sciorina con
forza la criniera.
Questo il suo record
che lui non saprà mai,
perchè come una bestia…
non può pensare mai.
L’uomo più alto
del mondo
non è di questa
terra.
Porta la luna
nel taschino
(può illuminare
il mondo)
eppure lui si sente
solo al mondo,
poichè sovrasta
ogni destino.
La luce di una stella
un po’ curiosa
entrò di notte dentro
l’uomo
attraverso una fessura
buia,
dove a una cert’ora
passano gli angeli
a cantare.
Ma tu, dove vuoi
andare?
Dissero in coro.
Voglio guardare,
rispose quella stella.
Mi voglio illuminare…
Da un pugno di
farina d’oro
e acqua di seta,
l’uomo forgiava
le parole
poi le cuoceva
al sole
come piaghe roventi
di tutti i sentimenti…
poi le gettava al
vento
con un lamento
senza guardare mai
la traiettoria.
Cadranno le parole
giù dal cielo
come saette ardenti,
accolte sulla terra
da ogni viaggiatore;
che vive, ride, soffre
e muore,
cercando invano
quell’unica parola
mai trovata,
(amore)
oppure rimbalzata
altrove… ma dove?
Piangi e sorridi
mentre sostieni
la parte celeste
che cede, che cade,
sul fondo del mare.
Frutto nascosto
succo fazioso di
sapore.
Dove tutti i figli
dell’albero
sono sentiti amari.
Un volto autentico
è un tortuoso
reticolato di vita.
Ma quello che lo
rende bello
è un fuoco interno
che arde e lo ravviva.
Non si raggiunge
mai
il cuore di nessuno,
quando per un fatale
aborto…
il cuore di nessuno
è morto.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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