RUOLI CONCESSI
Ruoli sospesi, ruoli concessi,
tra me e te,
nella pur breve riflessione.
Quando al passaggio
del tifone
uno dei due non salva l’altro.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Ruoli sospesi, ruoli concessi,
tra me e te,
nella pur breve riflessione.
Quando al passaggio
del tifone
uno dei due non salva l’altro.
Di fronte a un’ingiustizia ricevuta,
soltanto la bontà
sta a capo chino ad ascoltare…
Mentre una lama di luce
solleva in aria grani impazziti
di polvere purpurea.
Da ricondurre al cuore.
Tenendomi lontana
da ogni vantaggio bieco,
distendo una coperta colorata.
Persa nel blu dei miei
pensieri,
suggerisco alla Vita
un passaporto aereo
per continuare…
Hai visto?
Sfoglia il riscontro
dei vili sentimenti umani.
La serie C dell’amicizia,
calpesta sempre
i capisaldi della memoria ingrata.
“Il 2 Novembre della Beghina”
A capo chino avanza la beghina
e le dà scopo l’odor di cimitero,
si muove lentamente tra le tombe
e l’occhio attento scruta nomi e date.
Lo conoscevo quello, poverino!
Chissà che male aveva!
Eh! Io lo dicevo!…
Eppure nella vita aveva faticato.
Toh! Ma guarda lì chi c’è,
ma a questo gli sta bene!
Ne aveva fatte tante! Ora sta fermo.
C’è un angioletto dolce che è volato…
e la beghina piange, adesso è vera!
Ma l’emozione passa, si prosegue.
L’elenco è troppo pieno,
bisogna pur guardare.
Poi conta i fiori belli
e lesta fa la somma,
Gesù, Gesù, con questi tempi cari!
Ma come fa la gente a non capire!
Eh! Lo saprei io!…
Ma guarda che Cappella!
Senz’altro è di un riccone.
Ma quello è proprio argento!
Io mica sono scema!
Sospira la beghina e scuote il capo.
Poi all’improvviso sbuca un prete nero,
Buon giorno reverendo! E guarda in terra,
io ho pregato!
Va bene buona donna, andate in pace!
S’è fatto tardi, e la beghina è stanca,
” E’ giorno di pietà ” dice il Vangelo,
e la “devota a Dio” ha fatto i suoi doveri…
biascia preghiere, si segna ogni minuto:
quanto son buona! pensa.
Nostro Signore mi premierà davvero.
Stamani per strada
ho incontrato l’invidia,
vestiva violetto e rideva
parlava parlava e mentiva
sprizzava scintille e moriva!
Lasciandosi dietro una livida bava.
Guai! Sciupare l’innocenza dei bimbi.
Inquinando l’aria non potremo fare a meno,
di respirare aria inquinata.
E’ stato come un turbinoso vento di burrasca,
è stato come un risvegliarmi da un sonno di dolore.
Ti ho visto così sola, piccola, stanca,
gli occhi di cenere azzurra dove brucia nascosto
il tuo amore per me.
Le tue mani, che un giorno io avevo temuto
mi si aggrappavano al cuore in cerca d’affetto.
Ma non ricordi mamma? Ne avevi piene le mani!
Oh mamma! Che fretta avevo di parlarti.
Ma non del mio dolore,quello è mio!
E a te avrebbe fatto troppo male.
Volevo dirti… e la voce mi s’incrina di pianto.
Volevo dirti, ti ho sempre voluto bene!
E te lo dico, mentre il cuore mi batte nel petto
come un rosso martello.
Tu hai pianto, come sai piangere tu,
poi mi hai detto, come sai dirmi tu,
“Non rattristarmi lo so che mi vuoi bene”.
Ti capivo più di sempre,mamma!
Io sono vecchia, e tu,la mia bambina.
Le Signore rifatte
con le guance scavate
con le labbra gonfiate
fanno smorfie annoiate,
le Signore clonate.
Volutamente ambigue,
esibiscono illanguidite
pose studiate da star.
Le gambe accavallate
che fanno intravedere
l’oggetto… che è in vetrina.
Per giungere al sedere,
rifatto sul modello mappamondo
(duro e tondo)
purchè non sgonfi mai.
Spietate griffate fumate,
grigliate dalla Lampada,
più nere del dolore.
Svuotate,affamate,
con un fil di voce… soltanto
una noce!
Non hanno più energia
Non hanno più cervello
Non hanno più memoria
Non hanno più misura…
Mi assale una paura, chi sono
i lor mariti ? Machi pentiti?
Nel triste gioco delle parti.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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