LA LACRIMA
Infinita
è
questa lucente
lacrima di sale
che non si scaglia
verso il suo dolore
e non travaglia
in disperati accenti.
Ma scende silenziosa
nel suo mare
per ricomporsi
poi
negli elementi
e ritrovare amore.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Infinita
è
questa lucente
lacrima di sale
che non si scaglia
verso il suo dolore
e non travaglia
in disperati accenti.
Ma scende silenziosa
nel suo mare
per ricomporsi
poi
negli elementi
e ritrovare amore.
Ma via!
Non è che lei
è arrabbiata
perchè non ha
il visone, è contro
una partita…
a cui non s’è
associata.
E’ dentro il
proprio ventre,
in compagnia di sè.
E’ stata allontanata
perchè credeva in te.
Specchio diamante,
delle soavi brame,
mio re.
Non ti darò corona.
Nel vuoto silenzioso
del Creato, noi siamo
appesi alla volontà di Dio.
Punti interrogativi sparsi,
accesi o spenti a piacimento…
lungo il percorso che ci è stato
dato.
Ogni rimorso atroce
da scoprire è quello che
si copre con l’indifferenza.
Nei lunghi giorni passati
a meditare in compagnia
di una profonda sofferenza.
Tutta la parte ipocrita
dell’Editoria,
osanna e irride ogni
volume.
Che spesso e volientieri
(a tua insaputa)
finisce nei soppalchi
polverosi di quella stessa
“editoria”.
La Certezza,
ha una voce sola,
le altre che gracchiano…
recano solo confusione.
Apocalisse di Ferragosto:
Città deserte…
Caldo assassino…
Indifferenza…
Abbandono…
I dialoghi sterili,
sono la peggior
solitudine che la
memoria ricorda.
Sempre lontana
mi porto…
dentro l’abbraccio
liquido della poesia.
Per ricongiungermi
alla solitudine
dell’altra riva mia.
Le grazie ricevute
sono state tante,
di più le spine.
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
© 2017 :: Tutti i testi e le poesie sono di esclusiva proprietà di Maria Grazia Nigi. Ogni uso non autorizzato sarà perseguibile per legge.