QUESTI & QUELLI
Gli uomini
non sanno stare
lontani dai roghi
del sesso.
Bruciano… per un
minuto e mezzo,
portando a casa
la cenere.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
Gli uomini
non sanno stare
lontani dai roghi
del sesso.
Bruciano… per un
minuto e mezzo,
portando a casa
la cenere.
Lei ha un appunto segreto
Un impegno morale
Un segnale preciso
Che la fa stare male
Un discorso deciso
Da chi esercita il male
Dittatura verbale!
Il sogno proibito
dei pesci,
(che fa sobbolire
di rabbia le acque
del mare)
é di poter parlare
col mutismo degli
uomini.
Va da sé
L’interesse
che provo
per te.
Va da sé
con la stessa
lentezza
di un bruco
che fa il giro
del mondo.
Talvolta
le mie forze
le tengo sotto
ghiaccio.
Per questo
mi trasformo
in un fiore
di cristallo
che scivola
leggero
sui fiordi
dell’Alaska.
Si scalda,
la parola che
uccide.
Raggela,
quando dice
e non dice.
Cresce
nelle mille
stanze del re
la potenza
dello sguardo
Niente
a riguardo
può essere
spiegabile
Se non
la magnificenza
della reggia
la lungimiranza
della regina.
Arcigna, maligna,
come un sasso che
ride,
come un fremito
verde che sale,
sui fianchi scarniti
del monte, la sorte.
La morte o la vita,
di tutti i poeti,
saliti e caduti,
feriti o guariti dal
monte che guarda
la luna,
la pomice d’oro del
giorno.
Ricevo! Ricevo!
dicevo con voce di
di fiore.
Poi il nodo si allarga,
ti prende, ti lascia,
ti bacia la gola un rubino
che stilla dal monte,
è nato il mattino.
Mi arride la sorte.
Passione al limone,
quando una rabbia
malcelata,
arriva a sbiancarci
il cuore.
Quello schianto sonoro
del tuono,
che rimbomba inprovviso
sui silenzi dell’uomo.
Così piccolo e inerme,
che non può fare niente
per smorzare un minuto
il fragore potente della voce
del tuono
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
© 2017 :: Tutti i testi e le poesie sono di esclusiva proprietà di Maria Grazia Nigi. Ogni uso non autorizzato sarà perseguibile per legge.