L’USO DEL GIORNO
L’uso del giorno
mi folgora la noia
d’ogni ritorno,
e costruisco per me
nuove dimore a giorno,
dov’è riflesso
ogni mio intimo bisogno.
Più d’ogni umano silenzio s’incrini la parola all’intenzione e libero il pensiero la raccolga in solitudine di spirito dove il sospiro scioglie ogni dolore.
AMETISTE // Dalle fauci imbrunite della parola a monte/ mi rispondeva un gelido silenzio/ Quasichè superato il ponte/ vedessi un guizzo luminoso/ un cerchio bello di parole…/ Che rincorrendomi animatamente/ chiedessero a me che le pensavo/ di unirmi a loro interamente/ per dimostrargli che le amavo/.
L’uso del giorno
mi folgora la noia
d’ogni ritorno,
e costruisco per me
nuove dimore a giorno,
dov’è riflesso
ogni mio intimo bisogno.
Che bella giornata di cielo,
quando negli occhi brilla
quel lampo di magnesio…
che ti permette di fotografare
in un secondo, tutto il mondo.
Poi sta a te, saperlo interpretare,
se il mondo è in posizione obliqua,
oppure orizzontale.
Se ci rifletti bene,
la riconferma di
un agguato è il
resoconto magro
di quanto tu sei
stato al gioco,
al solo scopo di
rischiare…
Per così poco!
Tutte le cose
hanno il loro nome,
e aspettano di essere
chiamate.
Perfino i sogni,
sfuggenti per natura…
se scegli un nome bello
si lasciano afferrare.
Se la preghiera
ti stanca,
rimetti tutto in
discussione…
Se la tua ombra
manca,
devi cercare il sole.
Quando penso
alla guerra,
mi viene in mente
la quotidianità
degli uomini,
che per Statuto
ha fatto un patto
con la guerra per
non annoiarsi mai.
Lui forza ogni maniglia
per passare.
Non c’è maniglia al mondo
che non lo faccia entrare.
E’ un gioco pigliatutto,
magistrale…
Rifare le unghie al gatto
per rubare.
Il Rischio,
è un volo
acrobatico
senza ritorno…
Un abbraccio
profondo,
che ti conduce
dove hai deciso
di andare.
Dove manca
il volto di tua
Madre.
Se questa donna
ama,
lo sa solo Dio,
che l’ha incontrata
lungo la strada…
dove al momento
passavo anch’io.
Il Sonno
è un marinaio
notturno,
finchè lo caccia
il giorno,
perchè ritorni
biondo…
Se penso a me
clonata,
fissata in un’altra
dimensione,
guardata con stupore.
Sparsa nel Mondo
in tante copie
senza un condono
di riconoscimento.
Senza una febbre attiva…
quale tormento!
Che sia la morte a salvare
quello che di me
rimane.
Che sia il ricordo di me
a farmi ricordare.
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